Il collezionista di Harry Potter

“Massimo Battista, collezionista di Harry Potter”

Avete a casa vecchi libri? Potrebbero avere un valore…

Massimo Battista è un grande appassionato di Harry Potter e da lettore e ammiratore ne è diventato collezionista quando ha scoperto che la 1^ edizione del 1998 di “Harry Potter e la pietra filosofale” riportava in copertina il ritratto del mago senza gli occhiali, cosa che rendeva quella copertina rara e diversa dalle altre. Sempre su quella copia era stato stampato il nome completo della scrittrice e cioè Joanne K. Rowling, mentre di solito è scritto J. K. Rowling, anche questo un elemento di distinzione.

Per capire un collezionista dobbiamo far mente locale sul fatto che va a cercare rarità, opere, oggetti, che non tutti hanno o che si distinguono, da tutti gli altri dello stesso tipo, solo per un particolare, un errore nei disegni o nelle parole scritte. Queste imperfezioni rendono l’oggetto, che di solito è realizzato in serie, qualcosa di unico.

Massimo Battista ha 150 libri di Harry Potter e sono tutti prime edizioni con particolari differenze rispetto alle edizioni successive, nei suoi progetti c’è quello di aprire una libreria che raccolga solo le prime edizioni, le più datate e introvabili.

Il primo libro che ha letto Massimo, dopo Topolino, è stato “La storia infinita” e ha cercato nei mercatini dei libri usati le più vecchie edizioni di questo libro tanto da trovare una copia firmata proprio da Michael Ende!!

Dall’articolo di Severino Colombo

pubblicato su “La lettura” supplemento al Corriere della sera del 18 settembre 2022

Il labrinto dei libri parlanti

Il labirinto dei libri parlanti

Articolo di Giorgia Mecca su “Buone notizie” 19 novembre 2019

 

Cosa sono i libri parlanti?

Sono libri di filastrocche, pagine di racconti in dialetto letti da chi il dialetto lo conosce e non vuole che scompaia, registrati e conservati.

Un famoso linguista un certo Tullio De Mauro ha donato circa 5.000 volumi alla sede della “Rete italiana di cultura popolare” riconosciuta dal Ministero per i beni culturali e per il turismo come ben inalienabile.

“Tra le opere che fanno parte del fondo Tullio De Mauro, oltre a quelle in attesa di catalogazione, si possono consultare saggi di linguistica, etnologia, glottologia e storia locale. E poi una copia del Settecento della Gierusalemme Libberata in napoletano, La Bibbia in dialetto friulano, un dizionario Italiano-Piemontese, la Divina Commedia in tutte le lingue d’Italia, documenti sulle minoranze linguistiche, manoscritti di poeti minori, e soprattutto libri sui dialetti. De Mauro la chiamava la lingua degli affetti quella dei padri e dei nonni, non minoritaria, piuttosto intima, il lessico che arriva in soccorso quando l’italiano non è sufficiente, un patrimonio da conservare a futura memoria.”

La nostra curiosità aumenta. Sicuramente il dialetto è una lingua che ci lega agli affetti, che ci fa sorridere, i comici la utilizzano per questo, ma il fatto che il dialetto traduca i classici ci dice che il dialetto è un bene culturale da proteggere.

Tullio De Mauro aveva avuto anche l’idea di registrare la voce di chi leggeva in dialetto per archiviarla e creare una mappa regionale dei dialetti da custodire.

Ognuno di noi ha piacere di sentire un testo una poesia una preghiera nella propria lingua o dialetto perché, come dice De Mauro, è la lingua dei nostri affetti.

[Chi era Tullio De Mauro?

Tullio De Mauro è stato un linguista e accademico italiano, Ministro della Pubblica istruzione dal 2000 al 2001.]

Un libro ritrovato a Sidney svela una data sul pittore Giorgione e fa scoprire un disegno autografo!

A Sidney il bibliotecario Kim Wilson ha scoperto su un’edizione della Divina Commedia di Dante Alighieri, pubblicata a Venezia nel 1497, una scritta in veneziano e un disegno a gessetto rosso.

Perché è una scoperta interessante? Perché la scritta si riferisce a Giorgione, pittore della fine del Quattrocento e dei primi del Cinquecento. In una pagina del libro si trova scritta una annotazione che tradotta dice: “Oggi, 17 settembre morì Giorgione da Castelfranco di peste, pittore eccellentissimo (di peste) in Venezia di anni 36. E riposi in pace.” Gli studiosi hanno visto che il disegno a gessetto rosso, che raffigura la Vergine col bambino, è attribuibile a Giorgione e ipotizzano che il pittore possedesse questo libro e avesse letto la preghiera alla Vergine recitata da San Bernardo nel Paradiso Dantesco. Il disegno infatti è proprio sul retro di questa Preghiera. Il libro poi sarebbe passato nelle mani di un amico del pittore che avrebbe ritenuto importante annotare della morte di Giorgione.  Un libro che ha custodito tante importanti informazioni.

 

Da “Il sole 24 ore” Articolo di Marco Carminati, 10 marzo 2019

“Il signore dei libri”

Nome: Josè Alberto Gutierrez

soprannome: signore dei libri

età: 55 anni

nazionalità: Colombiano

professione: autista di camion dei rifiuti

seconda “professione”: gestire la Fondazione La Fuerza de las Palabras” (La forza delle parole)

 

Il sig.r Josè mentre era in servizio a Bogotà una notte del 1997 vide tra la spazzatura molti libri.

Rimase colpito dalla quantità di libri buttati via, molti erano integri. Con l’aiuto della moglie li ha raccolti ed ha allestito una biblioteca per la comunità in casa sua.

Col tempo la biblioteca è diventata la Fondazione La forza delle parole. Josè ha salvato più di 50 mila libri. Oggi chi vuole donare libri può rivolgersi a lui, il Signore dei libri sa a chi e dove portarli!

Il signor Josè ritiene che “il patrimonio più prezioso che possiamo lasciare ai nostri figli è l’istruzione”, e siamo d’accordo con lui. L’intuizione è stata importante, molte persone si sono appassionate alla lettura, decine di persone sono arrivate all’Università dopo aver potuto leggere i libri raccolti nella sua fondazione.

Il “signore dei libri” ha spedito libri anche alle comunità indigene del sud della Colombia.

Gutierrez dice che la lettura ispira la pace e che in uno stato con molti problemi la lettura può aiutare a immaginare un futuro migliore.

fonte J. V. Banguera, “Buone notizie” 12 giugno 2018

 

Il Premio Pippi Calzelunghe è un premio Biennale destinato a scrittrici per ragazzi.

Il Premio Pippi Calzelunghe è un premio Biennale destinato a scrittrici per ragazzi.

 

La storia del Premio in breve Il Premio Pippi è nato nel 1998 nell’ambito delle iniziative dell’Assessorato Scuola e Pari Opportunità del Comune di Casalecchio di Reno, per esplorare, nel nome di Astrid Lindgren e del suo dirompente personaggio Pippi Calzelunghe, il mondo della narrazione per l’infanzia femminile.

Pippi Calzelunghe è la rappresentante universale di un valore femminile di gioia e creatività, autonomia e libertà. Anche Pippi Calzelunghe fu pubblicata grazie a un premio letterario: nel 1945, dopo il rifiuto del grande editore Bonnier, fu un concorso dell’allora piccola casa editrice Raben&Sjogren a decretare vincitrice la storia che avrebbe poi reso celebre nel mondo la sua autrice.

 

Sono premiate storie edite ed inedite, ma non sempre viene assegnato. E’ capitato infatti nel 2010 che…

Nella Categoria inedite….

“Nessuno degli inediti è stato ritenuto meritevole. La letteratura per ragazzi deve sempre avere un livello letterario e linguistico “alto” e “audace” tale da poter proporsi come strumento di crescita individuale e collettivo. Una letteratura di consumo, che non coinvolge e non genera coinvolgimento, resta una sterile celebrazione dell’autore. Leggere per crescere è un impegno per i ragazzi, che devono poter contare sulle scelte che passano attraverso gli adulti.”

 

Dal sito del Comune di Casalecchio di Reno (BO)

Il Premio Nobel per la Letteratura

Una scrittrice bielorussa

Il premio Nobel per la Letteratura 2015 è stato assegnato a Svetlana Aleksievic.

Svetlana Aleksievic è nata nel 1948 in Ucraina da padre bielorusso e madre ucraina entrambi insegnanti nelle scuole rurali. E’ laureata in giornalismo. Nei suoi libri ha denunciato il regime dittatoriale. In Bielorussia i suoi libri non sono pubblicati e lei non può tenere discorsi. E’ però conosciutissima ed apprezzata in tutto il mondo.

I testi della scrittrice sono destinati ad adulti, ma un piccolo passaggio di un suo libro può aiutare anche i ragazzi e le ragazze della nostra Scuola.

Ne “La guerra non ha un volto di donna”, che è stato anticipato su alcune testate giornalistiche, Svetlana racconta del villaggio della sua infanzia.

“Il villaggio della mia infanzia dopo la guerra era un villaggio femminile. Di sole donne. Non ricordo una voce maschile […] Nella biblioteca scolastica una buona metà dei libri era sulla guerra. La stessa cosa nella biblioteca rurale e in quella del capoluogo di distretto, dove mio padre si recava spesso a prendere in prestito i libri. Come mai? Adesso sono in grado di rispondere. Non è certo per caso, ma perché noi quando non eravamo in guerra ci preparavamo comunque a farla”.

Una Biblioteca ha libri che possono formare le persone.  Se non c’è possibilità di scelta, se i testi sono imposti per forgiare una coscienza comune, basata sull’importanza della guerra, i suoi cittadini potranno scegliere facilmente la guerra.

La nostra Biblioteca scolastica ha una ricchezza di testi che presentano esempi positivi, storie vere e di fantasia, messaggi che aiutano a comprendere il mondo.